Già perchè dopo il primo episodio, diretto da James Wong, i film succedutesi all’interno di questo franchise cinematografico sono sempre stati una mezza via tra sequel e remake in cui la sceneggiatura non faceva altro che proporre allo spettatore situazioni di apparente normalità in grado di trasformarsi in un attimo in concatenazioni mostruose di incidenti letali.
Se nel quarto capitolo la “novità” introdotta è stata quella del 3d, in questo nuovo episodio (che mantiene la visione tridimensionale) si può dire che il vero colpo di scena, seppur abbastanza telefonato, ci viene rivelato solo negli ultimissimi istanti di film.
Anche il quinto capitolo di Final Destination ripropone la solita trama in cui assistiamo al destino di 8 persone che, inconsapevolmente, sfuggono alla morte grazie alla visione promonitrice di Sam Lawton (Nicholas D’Agosto) che proprio mentre l’autobus su cui tutti viaggiano è in procinto di attraversare un ponte sospeso ne prevede il crollo in un tragico incidente.
Da quel momento ognuno dei comprimari sarà perseguitato e trovato dalla morte che, nell’eseguire il proprio piano di sterminio, seguirà, l’ordine di uccisione rappresentato nella visione di Sam.
Ad 11 anni dalla prima pellicola non sembra proprio cambiato nulla e in questa quinta rivisitazione della lotta contro la morte troviamo perfino l’immancabile Tony Todd nei panni del solito coroner che spiega ai ragazzi perchè uno ad uno stanno morendo.
Le raffigurazioni delle morti sono sempre più spettacolari, e oltre alla terrificante scena del ponte sono davvero sobbalzato sulla sedia assistendo alla terribile fine fatta da Candice, una delle ragazze del gruppo, durante un allenamento di ginnastica artistica.
La trama non riserva altre novità eccetto il tentativo di Peter (Miles Fisher), amico di Sam, di tentare di sfuggire alla morte offrendole un’altra vittima al proprio posto.
Alla fine la saga di Final Destination si guarda più che altro per la spettacolarità delle morti che, col passare degli anni, ci vengono propinate con una sempre maggior cura nei dettagli e con una spettacolarità davvero unica.
In film come questi più che apprezzare l’originalità della trama si rimane stupiti dalla capacità degli sceneggiatori di far salire la tensione attraverso dettagli quasi insignificanti utilizzati come semplici segnali di preavviso alla catastrofe.
I personaggi vengono via via eliminati dallo schermo con la formula di sempre che prevede dapprima il tratteggiarsi della personalità di ciascuno di essi, successivamente un accadimento che sembra introdurre la loro morte secondo una determinata maniera e infine l’incidente, che spiazza lo spettatore mostrandogli come effettivamente quel che ci è stato mostrato come il mezzo per uccidere una certa persona fosse in realtà solo l’ingranaggio di un più complesso ed articolato disegno di morte.
Nonostante questa formula ci venga riproposta da più di un decennio non nego che si è sempre curiosi di vedere come andranno a combaciare tutti i pezzi di questi assurdi puzzle omicidi.
Altro punto a favore è il 3d che in pellicole del genere può davvero fare la differenza aggiungendo maggior orrore al già pesantissimo uso di effetti gore di cui è disseminato il film.
Senza infamia e senza alcuna lode l’interpretazione del cast fatto per lo più di giovani bellocci monoespressivi che inermi vanno incontro al proprio destino.
I fan della serie non rimarranno delusi, ma chi cerca un horror originale e con una trama non scontata farebbe meglio ad optare per qualcos’altro.
Da vedere assieme ad un folto gruppo di amici nerd col solito mega bicchierone di pop corn ma con l’accortezza di tenere sempre una delle due mani pronta a compiere una rapida scivolata sull’inguine perchè la morte va combattuta, sempre!!!
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