Premetto immediatamente che non sono un amante dei prequel (forse la colpa è di George Lucas e del suo Jar Jar…mi hanno traumatizzato a vita!!!) ma ho comunque fatto le carte false per poter vedere in anteprima la pellicola in questione perchè sin da quando ho otto anni sono un fan sfegatato de Il pianeta delle scimmie, in particolare del primo lungometraggio, che a mio personalissimo parere è una pellicola innovativa come poche.
A Rupert Wyatt è toccato il difficile compito di raccontare la genesi di Cesare, la scimmia più famosa ed importante della saga dei primati intelligenti che spodestano l’umanità. La sceneggiatura è affidata a Rick Jaffa, Amanda Silver e Pierre Boulle, trittico che dimostra di aver svolto ottimamente il proprio lavoro presentando allo spettatore una storia originale, ben articolata e soprattutto capace in soli due accenni fuoricampo di attaccarsi perfettamente alla pellicola diretta da Shaffner nel 1968.
Veniamo alla trama: il dott. Will Rodman (James Franco) è un importante genetista al servizio della multinazionale Gen-Sys. L’intento di Will è quello di trovare una cura al morbo di Alzheimer, di cui purtroppo soffre suo padre (John Lithgow), mediante la sintetizzazione di un particolare virus capace di riparare le cellule malate.
Will sperimenta con successo la cura su uno scimpanzè, ma la presentazione ufficiale del progetto fallisce perchè nessuno si è accorto che la cavia dell’esperimento è incinta e reagisce con violenza agli inutili tentativi di mostrarla ai potenziali finanziatori del farmaco.
L’incidente spinge il direttore dell’azienda a sospendere gli esperimenti ordinando l’uccisione delle cavie. Impotente dinanzi gli ordini superiori Will non ha altra scelta che salvare il cucciolo nato dalla cavia dell’esperimento portandolo a casa sua dove contemporaneamente sperimenta la cura direttamente su suo padre.
Will scoprirà che il suo farmaco ha reso Cesar molto intelligente, ma non tutti sono in grado di comprendere le potenzialità della sua scoperta.
Credo sia opportuno non raccontare altro della trama perchè sono rimasto così stupefatto dal lavoro di Wyatt che non volgio correre il rischio di rovinare la sorpresa a chi vedrà il film. Basti sapere che ho dovuto vincere non pochi timori prima di recarmi al cinema vista l’enorme delusione causatami nel 2001 dal remake ad opera di uno dei miei registi preferiti, Tim Burton, che a mio parere ha rovinato totalmente lo spirito del film originale. Beh, l’altra sera sono uscito dal cinema con la pelle d’oca, e non mi capitava da molto tempo.
La vera pecca sono gli effetti speciali che, come già ampliamente visto nei vari trailer rilasciati, danno alle scimmie un’aria parecchio posticcia. Non riesco a capire se si tratta di una scelta o di un’inconveniente visto che si tratta di un lavoro made in Weta, la stessa di King Kong, ma in talune scene pare quasi di assistere ad una scena di Roger Rabbit perchè le scimmie digitali sono così mal integrate da sembrare un cartone animato.
Peccato perchè è evidente l’ottimo lavoro svolto dalla produzione di effetti speciali per quel che riguarda la realizzazione delle espressioni facciali degli animali che sono pari a quelle dei navi di Avatar.
In ogni caso la trama permette di superare questo enorme difetto regalando momenti di grande emozione. Certo non mancano pecche di sceneggiatura, in particolare l’eccessivo idealismo della figura di Will o altri ruoli parecchio stereotipati come quello dell’imprenditore senza scrupoli o dell’inserviente sadico destinato ad una inevitabile e telefonatissima brutta fine.
La scelta del cast è ottima con il bravissimo James Franco (127 ore, la trilogia di Spiderman) a condurre la trama affiancato da John Lithgow (Cliffhanger, Bigfoot, Una famiglia del terzo tipo) che con le sue espressioni ingenue ricorda troppo il muso di un orango rendendo ancor più facile l’immedesimazione dello spettatore nello spirito del film. Il casting è stato perfino in grado di tirar fuori un ruolo a TomvFelton (Draco Malfoy nel franchise di Harry Potter) che risulta perfetto nel ruolo del guardiano del giardino zoologico.
In definitiva Rise of the planet of the apes è una pellicola davvero sorprendente ed emozionante. E’ toccante assistere inermi alla serie di umiliazioni inflitte dall’uomo a Cesar, lo stesso uomo che lo ha reso intelligente e che non è capace di rispettare la sua diversità. E’ quindi inevitabile finire col fare il tifo per le scimmie che si dimostrano capaci di emozioni fino all’ultimo mentre la spietatezza dell’uomo dipinge la nostra razza come le vere bestie del pianeta.
La pellicola di Wyatt è sicuramente un must per i fan della serie (cui regala due splendide citazioni dall’originale) ma anche per le nuove leve perchè quando capiranno quel che succederà a Cesar dopo questo prequel rimarranno davvero a bocca aperta.
A mio personale parere un ottimo lavoro penalizzato solo in parte dagli effetti speciali non proprio all’altezza delle ultime prodizioni del genere. Se si guarda solo alla sostanza non si può che rimanere soddisfatti!!!
A Rupert Wyatt è toccato il difficile compito di raccontare la genesi di Cesare, la scimmia più famosa ed importante della saga dei primati intelligenti che spodestano l’umanità. La sceneggiatura è affidata a Rick Jaffa, Amanda Silver e Pierre Boulle, trittico che dimostra di aver svolto ottimamente il proprio lavoro presentando allo spettatore una storia originale, ben articolata e soprattutto capace in soli due accenni fuoricampo di attaccarsi perfettamente alla pellicola diretta da Shaffner nel 1968.
Veniamo alla trama: il dott. Will Rodman (James Franco) è un importante genetista al servizio della multinazionale Gen-Sys. L’intento di Will è quello di trovare una cura al morbo di Alzheimer, di cui purtroppo soffre suo padre (John Lithgow), mediante la sintetizzazione di un particolare virus capace di riparare le cellule malate.
Will sperimenta con successo la cura su uno scimpanzè, ma la presentazione ufficiale del progetto fallisce perchè nessuno si è accorto che la cavia dell’esperimento è incinta e reagisce con violenza agli inutili tentativi di mostrarla ai potenziali finanziatori del farmaco.
L’incidente spinge il direttore dell’azienda a sospendere gli esperimenti ordinando l’uccisione delle cavie. Impotente dinanzi gli ordini superiori Will non ha altra scelta che salvare il cucciolo nato dalla cavia dell’esperimento portandolo a casa sua dove contemporaneamente sperimenta la cura direttamente su suo padre.
Will scoprirà che il suo farmaco ha reso Cesar molto intelligente, ma non tutti sono in grado di comprendere le potenzialità della sua scoperta.
Credo sia opportuno non raccontare altro della trama perchè sono rimasto così stupefatto dal lavoro di Wyatt che non volgio correre il rischio di rovinare la sorpresa a chi vedrà il film. Basti sapere che ho dovuto vincere non pochi timori prima di recarmi al cinema vista l’enorme delusione causatami nel 2001 dal remake ad opera di uno dei miei registi preferiti, Tim Burton, che a mio parere ha rovinato totalmente lo spirito del film originale. Beh, l’altra sera sono uscito dal cinema con la pelle d’oca, e non mi capitava da molto tempo.
La vera pecca sono gli effetti speciali che, come già ampliamente visto nei vari trailer rilasciati, danno alle scimmie un’aria parecchio posticcia. Non riesco a capire se si tratta di una scelta o di un’inconveniente visto che si tratta di un lavoro made in Weta, la stessa di King Kong, ma in talune scene pare quasi di assistere ad una scena di Roger Rabbit perchè le scimmie digitali sono così mal integrate da sembrare un cartone animato.
Peccato perchè è evidente l’ottimo lavoro svolto dalla produzione di effetti speciali per quel che riguarda la realizzazione delle espressioni facciali degli animali che sono pari a quelle dei navi di Avatar.
In ogni caso la trama permette di superare questo enorme difetto regalando momenti di grande emozione. Certo non mancano pecche di sceneggiatura, in particolare l’eccessivo idealismo della figura di Will o altri ruoli parecchio stereotipati come quello dell’imprenditore senza scrupoli o dell’inserviente sadico destinato ad una inevitabile e telefonatissima brutta fine.
La scelta del cast è ottima con il bravissimo James Franco (127 ore, la trilogia di Spiderman) a condurre la trama affiancato da John Lithgow (Cliffhanger, Bigfoot, Una famiglia del terzo tipo) che con le sue espressioni ingenue ricorda troppo il muso di un orango rendendo ancor più facile l’immedesimazione dello spettatore nello spirito del film. Il casting è stato perfino in grado di tirar fuori un ruolo a TomvFelton (Draco Malfoy nel franchise di Harry Potter) che risulta perfetto nel ruolo del guardiano del giardino zoologico.
In definitiva Rise of the planet of the apes è una pellicola davvero sorprendente ed emozionante. E’ toccante assistere inermi alla serie di umiliazioni inflitte dall’uomo a Cesar, lo stesso uomo che lo ha reso intelligente e che non è capace di rispettare la sua diversità. E’ quindi inevitabile finire col fare il tifo per le scimmie che si dimostrano capaci di emozioni fino all’ultimo mentre la spietatezza dell’uomo dipinge la nostra razza come le vere bestie del pianeta.
La pellicola di Wyatt è sicuramente un must per i fan della serie (cui regala due splendide citazioni dall’originale) ma anche per le nuove leve perchè quando capiranno quel che succederà a Cesar dopo questo prequel rimarranno davvero a bocca aperta.
A mio personale parere un ottimo lavoro penalizzato solo in parte dagli effetti speciali non proprio all’altezza delle ultime prodizioni del genere. Se si guarda solo alla sostanza non si può che rimanere soddisfatti!!!
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.