Nonostante tutte le migliori intenzioni è da oltre un mese che non calco la sala buia del cinema dietro casa mia, e mi spiace tantissimo.
Il motivo è principalmente dovuto alla moria di pellicole che abbiano suscitato il mio interesse, ma fortunatamente questa settimana andrò a vedere The Avengers, e la recensione non mancherà di certo.
Intanto inganno il tempo parlando di una pellicola che ho avuto modo di vedere ormai a Natale e che, essendo prossima alla distribuzione in home video, vale la pena di segnalare.
Il segreto dell'Unicorno segna il debutto di Steven Spielberg alla regia di un cartoon. Non che il regista sia estraneo al genere, ma fino ad oggi ne ha sempre curato la sola produzione e mai la direzione.
Già dal primo fotogramma possiamo notare l'impronta spielberghiana, nei titoli di testa che citano apertamente "prova a prendermi".
La tecnica utilizzata dal cienasta è la stessa già vista in Polar Express, Beowulf e Christmas Carol: attori in carne e ossa filmati e poi digitalizzati.
Un sistema che non amo particolarmente ma che riconosco essere capace di dare una visione molto differente dai vari Shrek e soci.
Probabilmente è il fotorealismo l'obiettivo a cui l'intera produzione ha voluto puntare visto che tutto quello che viene mostrato risulta credibile agli occhi.
Volti, capelli, oggetti, tessuti ecc ecc sono tutti ricostruiti in maniera impeccabile.
Purtroppo questo eccessivo realismo stona di non poco se applicato ai lineamenti dei personaggi di Hergé e alla fine questa impersonificazione iperdettagliata di tratti caricaturali da un po' fastidio, ma è solo la mia personalissima impressione.
Passiamo quindi alla pellicola, puro omaggio di Spielberg al fumetto belga tanto amarto.
Una passione assoluta, che traspare in ogni scena e ci viene mostrata senza mezzi termini o compromessi sin da subito quando vediamo il protagonista del film intento a farsi ritrarre dalla controparte digitale di Hergé che come un artista di strada fa il ritrattista per sbarcare il lunario.
Questa ossessiva passione traspare nella maniacale ricostruzione dei personaggi principali, primo fra tutto il Capitano Addock "interpretato" da un sempre più bravo Andy - Gollum - Serkis.
La computer grafica da a Spielberg anche una spinta maggiore consentendogli non solo di dar vita ai suoi personaggi d'infanzia, ma anche di poterli inquadrare sfruttando le infinite e talvolta assurde possibilità date dalla camera virtuale.
Campi lunghi si alternano a inquadrature assurde, che mostrano riprese da angolazioni impensabili dando ritmo a scene d'azione degne di film fracassoni stile Fast & Furious.
Un aspetto dinamico e calzante che purtroppo cozza contro lo stile pacato e algido delle vignette del fumetto originale.
Le avventure di Tin Tin che ero solito leggere dagli albi a fumetti pubblicati dalla Glenat, pur portando il protagonista in giro per il mondo a vivere mirabolanti avventure, rimanevano comunque molto intrigranti, permeate da aspetti psicologici degni quasi di un giallo all'inglese.
Spielberg ha decisamente snaturato questa caratteristica tramutando il protagonista in un emulo di Indiana Jones.
Il risultato è comunque spettacolare ed apprezzabile, ma alla fine l'impressione è la stessa che si ha dopo aver visto Il Teschio di Cristallo e cioè che Tin Tin sia per lo più un film fatto per passione e non per il pubblico.
Ill Segreto dell'unicorno rimane impeccabile per tecnica di realizzazione, regia, suono e spettacolarità, ma è la personale visione di un grandissimo fan.
Se questo fan ha la creatività fanciullesca di Spielberg allora chi noleggerà il film dovrà farlo con la consepevolezza che questo cienasta non può mai esimersi dall'infarcire di tocchi personali i suoi lavori.
Purtroppo in mondo così completo e perfetto come quello creato molto tempo fa da Hergé non c'è bisogno di troppe interferenze e quest'aspetto potrebbe deludere i fan.
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