giovedì 6 giugno 2013

The butterfly room


I BAMBINI NON DOVREBBERO MAI CRESCERE

Esce oggi nelle sale italiane The Butterfly Room, ultimo lavoro del regista italiano Jonathan Zarantonello celebre per essersi fatto conoscere al pubblico nel 1996 con un cortometraggio amatoriale "Medley, brandelli di scuola", successivamene acquistato dalla Troma e distribuito nelle sale cinematografiche internazionali.
Avendo assistito nel 2000 alla proiezione di questo acerbo lavoro cinematografco posso affermare che il buon Jonathan ha fatto molta strada negli ultimi 13 anni.
The Butterfly Room è una pellicola che dal punto di vista della regia e della fotografia segna una grande evoluzione del regista cui va anche riconosciuto il merito di aver  riportato sul grande schermo alcuni mostri sacri del cinema horror come Barbara Steele, celebre musa di Bava e Freda, e Heather Langenkamp, protagonista dei primi due capitoli di Nightmare.
Vincitore di numerosi premi tra cui lo Youth Award all'International Fantastic Film di Neuchantel e il premio Nocturno al Trieste Film Festival, The Butterfly Room è una semplice fiaba noir che ha come fulcro il tema dell'abbandono e della paura della solitudine affrontata dal punto di vista di una madre. Ispirata ad "Alice dalle 4 alle 5", racconto e cortometraggio dello stesso regista, la trama racconta le vicende di Ann (Barbara Steele), anziana ed elegante signora che vive da sola nell'appartamento di un classico condominio americano. Sin dal principio Ann ci viene mostrata come una persona spietata, dura ma è in questa sua rigidità che s'insinua la sua più grande debolezza.
La paura dell'abbandono, già vissuto sulla pelle della protagonista in passato, le fa assumere comportamenti assolutamente fuori dal comune, e la sua passione per le farfalle, che colleziona in maniera meticolosa all'interno di una stanza della sua abitaizone, finisce col portarla al culmine di una foliia dettata da invidia e desiderio di rivalsa nei confronti del proprio fllimento di madre, oltre che di moglie.
Nel mostrare il lento declino di Ann Zarantonello abbandona la linearità della trama cercando di narrare tre episodi ben distinti e collocati in defferenti spazi temporali. Sullo sfpndo troviamo sempre presente il passato di Ann e il trauma dalla stessa causato alla figlia (il cui ruolo adulto è affidato alla Langenkamp). La trama  segue però il rapporto che la protagonista instaura con la piccola Julie, la figlia della sua vicina che s'insinua nella sua vita e nella casa. L'appartamento nasconde un oscuro segreto, e questo detaglio ci viene mostrato pian piano, sviscerando attraverso piccoli flashback il malsano rapporto che fortuitamente Ann ha instaurato pochi giorni prima con un'altra ragazza, la bellissima e algida Alice. La trama principale avanza per lenti step cui si alternano gli inquietanti flashback che connotano il passato di Ann e la portano al culmine della sua follia nel finale. Sotto questo punto di vista la pellicola regge bene, Zarantonello mostra infatti di saper costruire in maniera logica l'intreccio di trame e situazioni tra passato, presente e quell'episodio consumatosi appena prima che ha risvegliato la pazzia della protagonista.
Nonostante l'impegno a costruire una sceneggiatura articolata, la pellicola soffre di una certa lentezza che si nota nella trama e nell'evoluzione della protagonista. Ann ci viene mostrata sin da subito come una persona turbata, maligna, con una personalità deviata. Il casuale incontro con una giovane e, a parer dello scrivente, improbabile ragazzina approfittatrice di anziani è costruito in maniera troppo casuale. A questo si aggiunge un finale classico che nella sua scontatezza potrebbe anche andar bene, ma che viene introdotto attraverso uno stratagemma che appare un po' risibile.
La recitazione della Steele è sempre impeccabile anche se soffre di un0eccessiva monotematicità espressiva, robabilmente imputabile alla particolarità del suo volto e della statuarità dei suoi ruoli passati. Forse avrebbe giovato di più alla pellicola un ruolo incentrato su un bipolarismo più marcato. Bene gli altri protagonisti con menzione di merito per Julia Putnam che sa dare ad Alice il giusto equilibrio tra innocenza e malignità riuscendo a far mostrare ad Ann in maniera credibile la sua vera debolezza.
In generale la pellicola riesce comunque a farsi apprezzare, oltre che per il cast, in cui è presente anche Cammille Keaton, altra grande attrice protagonista di uno dei primi rape and revenge movie del cinema (Non violentate Jennifer),  anche per la cura che Zarantonello ha voluto dare a certi dettagli urbani, che seppur messi sullo sfondo, riescono a comunicare i giusti stati d'animo. Altro punto a favore è l'ottima colonna sonora, anch'essa rigorosamente made in Italy e affidata al duo di Maestri Pivio e Aldo de Scalzi.
Nonostante qualche ingenuità e un paio d'incertezze The Butterfly Room riesce comunque a connotarsi di un'identità dove l'inquietudine viene mostrata allo spettatore attraverso un simbolismo predominante, quello della farfalla, contornato da scene che nel dare atto della follia della protagonista hanno un approccio quasi psicanalitico. Un insieme che si sorregge su un risvolto profondo, il rapporto malsano madre e figlia, indubbiamente interpretato in maniera ineccepibile dfa tutto il cast e che rende The Butterfly Room un film diverso dagli altri millemila cloni e ricicloni di vecchie pellicole, che nella banalità del panorama italiano ed internazionale merita indubbiamente una visione.

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