domenica 6 marzo 2011

UNKNOWN senza identità

Come ci sentiremmo se venissimo privati di ogni certezza riguardo la nostra vita, la nostra esistenza e famiglia?
E' questo il punto di partenza che lo scrittore Didier van Cauwelaert ha voluto trasmettere nel romanzo Out of my head, trasposto sul grande schermo da Jaume Collet-Serra, già regista del La Maschera di Cera e del poco riuscito Orphan.
Il botanico Martin Harris (Liam Neeson) si reca a Berlino con la propria moglie (una splendida January Jones) per presenziare ad una conferenza sponsorizzata da un ipotetico principe saudita. Arrivato in Albergo Neeson/Harris si accorge di aver smarrito la propria 24ore in aereoporto pertanto, lasciata la moglie in albergo, riprende il taxi per tentare di recuperare ciò che ha perso. Sulla strada però il taxi subisce un tremendo incidente.
Il Dottor Harris si risveglia da un coma lungo quattro giorni per scoprire che la moglie non lo riconosce più e che un altro uomo (Aidan Quinn) si è impossessato della sua identità.
Harris, grazie all'aiuto della tassista con cui ha subito l'incidente (Diane Kruger), inizierà una ricerca volta a trovare la sua identità.
Parto subito dal presupposto che mi sono recato al cinema pensando di vedere un nuovo Frantic per dirvi di dimenticare le sottgliezze di trama cui ci aveva abituato Polansky. Ciò nonostante devo comunque confessare che unknown non mi è dispiaciuto.
Alla fine non si è molto distanti dalle scene d'azione di The Bourne Identity, ma la trama si mescola abbastanza bene con i momenti più concitati e alla fine il risultato è gradevole.
L'interpretazione di Neeson (solitamente bravissimo) non è da oscar, complice anche la continua espressione di stupore che obbligatoriamente lo deve accompagnare per 3/4 di film (del resto ha perso la memoria quindi gli è tutto nuovo no?). Anche il resto del cast svolge egregiamente il proprio lavoro e il comparto sfx non delude regalando inseguimenti ed esplosioni spettacolari e nemmeno troppo esagerate.
In parole semplici Unknown è un film godibile, capace di attrarre l'attenzione dello spettatore fino a quando i tasselli seminati nella sceneggiatura non iniziano a quadrare con tutti gli incastri.
Una volta compresa la trama, per regista e sceneggiatore, il finale sembra aver assunto un ruolo secondario visto che in poco meno di 10 minuti si assiste alla frettolosa chiusura di tutte le problematiche affrontate dai protagonisti con un happy ending quasi politico, che lascia aperta l'interpretazione verso un sentimentalismo appena celato.
Un'ultima cosa...
Lo vedrete spesso e vi chiederete il perchè! La risposta? PUBBLICITA' OCCULTA!!!

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