lunedì 20 giugno 2011

Il Rito

Ho sempre un forte timore nei confronti dei film sulle possessioni demoniache. Sarà perchè non so mai dove può spingersi la psiche umana e dove davvero si va oltre, ma in ogni caso credo che questa tipologia di film horror sia davvero l'unica in grado di sconbussolare la mia stabilità emotiva.
Delusissimo dall'orrendo "L'ultimo esorcismo" visto al cinema ques'inverno in preda a noia mista a conato ho debitamente evitato la visione de Il Rito perchè temevo in un'altra forte delusione.
Finalmente mi è capitata sotto mano la pellicola e devo dire che tutto sommato non è poi così male.
In generale il film non mi è piaciuto granchè e la colpa va prevalentemente all'incredibile inespressività del protagonista (cui si è sadicamente voluto affiancare quel mostro sacro di Anthony Hopkins che sottolinea ancor di più l'incompetenza recitativa del suo partner) e in secondo luogo il fatto che gli sceneggiatori non si siano voluti distaccare dai soliti cliché che da sempre emergono nelle pellicole a sfondo orrorifico-religioso.
Michael Kovak (Colin O' Donoghue) entra in seminario per sfuggire al proprio destino di giovane becchino nell’impresa funebre di famiglia. Entrato per necessità e non per vera vocazione religiosa , alla vigilia dell’ordinazione a sacerdote, Michael vorrebbe lasciare ma un improvviso incidente sembra smuvere in lui qualcosa. Prima di prendere la decisione definitiva gli viene proposto di passare due mesi a Roma per studiare i fenomeni di esorcismo. Padre Xavier, docente del corso, vedendo l'enorme scetticismo del giovane, decide di indirizzarlo da Padre Lucas (Hopkins) assieme al quale inizierà la vera pratica di liberazione dal demonio ribaltando tutti i propri dubbi.
Dalla trama così sporadicamente riassunta già si intuiscono alcune similitudini con L'Esorcista, pellicola di riferimento per tutti gli horror di questo tipo.
Il rapporto giovane anziano, scettico credente è sempre gettonatissimo, sembra quasi che senza non si possa parlare di esorcismo.
Questo è sicuramente il difetto più grande della pellicola che pecca più che altro di carenza di originalità: in più scene si assiste solo ad un miglioramento visuale di quanto già raccontatoci da Friedkin sul finire degli anni settanta (!) e sinceramente di teste rotate di 180°, bocche smandibolate e urla su parenti morti che fanno servizietti vari ne abiamo già viste parecchie.
Protagonista a parte il cast è ottimo, in particolare merita un grande appaluso la giovane attrice italiana Marta Gastini che interpreta Rosalia, ragazza madre posseduta dal demonio.
Purtroppo la mancanza di innovazione si respira anche nella raffigurazione di Roma e dei suoi abitanti che il regista vede più o meno come i legionari di Asterix.
In più di una scena vediamo donne con scialle sui capelli, bambini che indossano coppole, motorini (ovviamente Vespa) che sfrecciano facendo dei peli ai vigili che non dicono nulla...insomma, manca il napoletano col mandolino e l'Italia stereotipata è completa (tra i nomi dei protagonisti autoctoni spiccano per l'appunto Rosalia, Vincenzo e mai un Marco o Luca).
Ciò nonostante si respira ugualmente un'attenzione per i dettagli che vede contrapporsi una caoticissima capitale ad un Vaticano quieto ed etereo secondo una scelta che alla fine non stona.
Parlando poi della regia niente da ridire, lo svedese Mikael Håfström non fa che riconfermare la sua bravura visiva dando altrsì riscontro di non saper scegliere a dovere gli sceneggiatori (è infatti suo 1408 film visivamente impeccabile ma con diversi nei nella trama).
Peccato perchè con un attore del calibro di Hopkins si poteva far di più che limitarsi ad appendere tre o quattro croci rovesciate e far miagolare i gatti al suo passaggio.
Resta comunque impeccabile la poliedricità dell'attore che già nella sua veste di esorcista mostra l'incredibile capacità di passare da uno stato d'animo all'altro con una rapidità e credibilità fuori dalla norma.
Alla fine Il Rito è un 7 per gli occhi ma un 5 per i contenuti...la media fa la sufficenza, ma per il gioppometro non basta.

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