And so...finalmente anch'io sono andato a vedere il block buster di Natale.
Già perché non volendo vedere Puss in Boots io e mia moglie, reduci dalla delusione de Il Giorno in Più, abbiamo pensato che fosse il caso di dedicarci alla visione di una pellicola un pelino più dinamica.
Due anni fa eravamo rimasti felicemente impressionati dal lavoro che Guy Richie aveva fatto con il primo Sherlock Holmes.
Tu sembrava bilanciato in maniera giusta, costumi, ambientazioni, scenografie, effetti speciali e personaggi.
Certo non ci immaginavamo di rivedere il vecchio Sherlock Holmes col cappello para orecchie e la pipa d'avorio, quindi avevamo accettato con ironia tutti gli stravolgimenti che il regista aveva adottato per delineare lui e il suo fido Watson.
Con Gioco d'Ombre Guy Ritchie ha voluto strafare, è indubbio...ma la scelta non è per forza negativa.
Sostanzialmente la trama ha l'intento di ripercorrere, seppur solo per brevi cenni, uno dei romanzi più importanti dedicati al più famoso detective di Londra.
Il tutto vine infarcito all'interno di un complotto politico bellico che cerca di dar spazio a personagi secondari di cui alla fine non si sarebbe sentita la mancanza.
In sostanza nell'intraccio di trame e sottotrame creato dagli sceneggiatori ci si chiede se davvero c'era bisogno di inserire il personaggio interpretato da Noomi Rapace.
Dicevamo, Ritchie esagera, ma lo fa con la cura di chi può davvero permetterselo.
Se nel primo episodio mi ero stupito per la cura dei costumi, il dettaglio di certe inquadrature, in questa seonda prova ci si stupisce per ben altro.
Il regista ha una cura semimaniacale nel volerci mostrare i passaggi di certi momenti di trama lasciando i dettagli a lunghi ralenty o a inquadrature poste all'interno di ingegnosi macchinari bellici di cui ci viene mostrato passo passo tutto il finzionamento sino ad arrivare all'esplosione che fa da epilogo.
Holmes è ancora più ironico, scorretto, sporco e stupido mentre Watson accentua il suo carattere di macchietta riuscendo però in alcuni punti a "lasciarsi andare" e a ridare umanità al suo personaggio.
Tra le new entry si può apprezzare l'adeguatezza del ruolo assegnato a Jared Harris cui va l'onere non certo facile di portare sullo schermo il prof. Moriarty mentre ci si sganascia dalle risate dinanzi l'eccentricità che Stephen Fry ha saputo dare Mycroft, il fratello di Holmes.
L'unico ruolo che davvero pare essere incollato a caso è quello di Noomi Rapace che interpreta l'ex anatrchica zingara Sim.
Sulla trama rimane qualche dubbio specie perchè non è sempre facile cogliere i passaggi del complotto in mezzo a tutto il baccano che le scene d'azione regalano per l'intero film.
Quel che davvero si apprezza di questo lavoro è la capacità di Ritchie di fregarsene di tutto e di tutti e di giocare letteralmente con i personaggi che ha già snaturato dal primo episodio.
E il suo modo di giocare non passa solo per l'ironia, ma regala dense dosi di spettacolarità con scene al cardiopalma fra inseguimenti sul terno,. attacchi in mezzo ai boschi e demolizioni incontrollate.
Tutto questo fracasso è però sempre condito dal perfetto ruolo di Downey Junior e dai vari comprimari e alla fine in questa esagerazione si finisce con l'apprezzare quel senso di bilanciamento già avvertito nel primo capitolo.
All'altezza del predecessore se non addirittura superiore, Gioco d'Ombre non sarà considerato un papolavoro negli anni a venire, ma sicuramente costituisce un ottimo esempio di come sia possibile rinnovare, dare continuità e suscitare interesse nel pubblico.
Due anni fa eravamo rimasti felicemente impressionati dal lavoro che Guy Richie aveva fatto con il primo Sherlock Holmes.
Tu sembrava bilanciato in maniera giusta, costumi, ambientazioni, scenografie, effetti speciali e personaggi.
Certo non ci immaginavamo di rivedere il vecchio Sherlock Holmes col cappello para orecchie e la pipa d'avorio, quindi avevamo accettato con ironia tutti gli stravolgimenti che il regista aveva adottato per delineare lui e il suo fido Watson.
Con Gioco d'Ombre Guy Ritchie ha voluto strafare, è indubbio...ma la scelta non è per forza negativa.
Sostanzialmente la trama ha l'intento di ripercorrere, seppur solo per brevi cenni, uno dei romanzi più importanti dedicati al più famoso detective di Londra.
Il tutto vine infarcito all'interno di un complotto politico bellico che cerca di dar spazio a personagi secondari di cui alla fine non si sarebbe sentita la mancanza.
In sostanza nell'intraccio di trame e sottotrame creato dagli sceneggiatori ci si chiede se davvero c'era bisogno di inserire il personaggio interpretato da Noomi Rapace.
Dicevamo, Ritchie esagera, ma lo fa con la cura di chi può davvero permetterselo.
Se nel primo episodio mi ero stupito per la cura dei costumi, il dettaglio di certe inquadrature, in questa seonda prova ci si stupisce per ben altro.
Il regista ha una cura semimaniacale nel volerci mostrare i passaggi di certi momenti di trama lasciando i dettagli a lunghi ralenty o a inquadrature poste all'interno di ingegnosi macchinari bellici di cui ci viene mostrato passo passo tutto il finzionamento sino ad arrivare all'esplosione che fa da epilogo.
Holmes è ancora più ironico, scorretto, sporco e stupido mentre Watson accentua il suo carattere di macchietta riuscendo però in alcuni punti a "lasciarsi andare" e a ridare umanità al suo personaggio.
Tra le new entry si può apprezzare l'adeguatezza del ruolo assegnato a Jared Harris cui va l'onere non certo facile di portare sullo schermo il prof. Moriarty mentre ci si sganascia dalle risate dinanzi l'eccentricità che Stephen Fry ha saputo dare Mycroft, il fratello di Holmes.
L'unico ruolo che davvero pare essere incollato a caso è quello di Noomi Rapace che interpreta l'ex anatrchica zingara Sim.
Sulla trama rimane qualche dubbio specie perchè non è sempre facile cogliere i passaggi del complotto in mezzo a tutto il baccano che le scene d'azione regalano per l'intero film.
Quel che davvero si apprezza di questo lavoro è la capacità di Ritchie di fregarsene di tutto e di tutti e di giocare letteralmente con i personaggi che ha già snaturato dal primo episodio.
E il suo modo di giocare non passa solo per l'ironia, ma regala dense dosi di spettacolarità con scene al cardiopalma fra inseguimenti sul terno,. attacchi in mezzo ai boschi e demolizioni incontrollate.
Tutto questo fracasso è però sempre condito dal perfetto ruolo di Downey Junior e dai vari comprimari e alla fine in questa esagerazione si finisce con l'apprezzare quel senso di bilanciamento già avvertito nel primo capitolo.
All'altezza del predecessore se non addirittura superiore, Gioco d'Ombre non sarà considerato un papolavoro negli anni a venire, ma sicuramente costituisce un ottimo esempio di come sia possibile rinnovare, dare continuità e suscitare interesse nel pubblico.
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